
Si parla da tanto tempo della qualità dell’informazione e del confine tra diritto alla conoscenza, opinionismo e disciplina di chi se ne occupa.
Per regolare questi parametri e permettere al mondo della comunicazione di mantenere credibilità senza perdere il principio del rispetto, è nata la campagna No Hate Speech (discorsi senza odio).
Creata dal comitato Carta di Roma, insieme alle principali organizzazioni del settore giornalistico in Italia e in Europa, si basa sul postulato che impedire la diffusione dell’odio sia un atto di responsabilità civile ed un principio di deontologia per chi è giornalista.
La campagna e la petizione (…) sono attive per la promozione e la diffusione a tutti i livelli di norme etiche che si rivolgono:
– AI GIORNALISTI di non restare passivi di fronte ai discorsi d’odio. I discorsi d’odio non sono “opinioni”: trovando il loro fondamento nel razzismo, sono brutali falsificazioni della realtà e contraddicono non solo i principi basilari della convivenza civile, ma tutte le acquisizioni scientifiche.
– AI LETTORI E AGLI ASCOLTATORI di isolare chi esprime discorsi di odio, di non intavolare con loro alcun dialogo, nemmeno attraverso risposte indignate, e di evitare qualunque atto che possa anche parzialmente legittimarli come soggetti di un confronto.
– ALLE TESTATE GIORNALISTICHE italiane ed europee e ai loro editori di attuare procedure di moderazione che consentano di sopprimere tempestivamente i commenti d’odio e di bandire i loro autori.
– AI PROPRIETARI E AGLI AMMINISTRATORI DEI SOCIAL NETWORK di adottare procedure semplificate per sostenere le redazioni giornalistiche e gli utenti nel segnalare i discorsi d’odio ed escludere i loro autori dalla comunità della rete.
Perché la libertà di stampa non superi la libertà di essere rispettati.
Fonte: #nohatespeech; Carta di Roma; European Federation of Journalists –