La fuga di cervelli ed aziende all’estero è un fenomeno che ha colpito negli ultimi anni l’economia dell’Unione Europea e di buona parte del sistema produttivo occidentale.
Meno conosciuta tuttavia è la tendenza contraria, il cosiddetto reshoring,
ovvero il ritorno di produzioni ed imprenditori nei propri paesi di origine. Si
tratta di un fenomeno in atto da alcuni anni a livello globale: l’Italia è il secondo Paese al mondo interessato da questa tendenza, dopo gli
Stati Uniti e prima della Germania e della Gran Bretagna.
Il reshoring interessa in particolare alcuni settori trainanti; tra le
aziende che ritornano in Italia il 43% è costituito da industrie tessili e
d’abbigliamento, seguite da alimentari, elettronica e macchine utensili. I motivi sono legati alla crescente richiesta di prodotti di qualità e alle garanzie di pregio del made in Italy, riconosciuti ed apprezzati in tutto il mondo. Un osservatorio realizzato da Technical Hunters, ha rilevato che in questi settori un’azienda italiana su tre chiude i propri stabilimenti esteri, dove il costo del lavoro era meno gravoso, per ottimizzare e implementare al massimo quelli presenti in Italia.
Tra i casi più recenti di rientri quelli di Natuzzi (divani, dalla Romania), Ciak Roncato (valigeria, dalla Cina), Fiamm (accumulatori ed energia, dalla Repubblica Ceca), Danfoss (oleodinamica, dalla Slovacchia), Argo Tractors (macchine agricole, da Francia e Regno Unito), And Camicie (abbigliamento, dalla Cina).
A Torino l’Azienda Bacardi,
proprietaria dello storico marchio Martini&Rossi, ha deciso di riportare tutta la produzione del Vermouth destinato al mercato europeo
nello stabilimento di Pessione di Chieri.
Fonte: Il Sole 24 Ore; Distribuzione Moderna; Martini e Rossi; Impresa e territori
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