Ha una
doppia valenza il protocollo d’intesa siglato tra l’Unione Italiana Ciechi e
il Ministero della Giustizia, per impegnare i detenuti nello svolgimento di lavori di
pubblica utilità a favore di persone ipo e non-vedenti: risarcire la comunità del danno causato dalla propria condotta e prevenire
la recidiva.
Grazie a
questa convenzione si vuole rendere effettiva la funzione riparativa prevista
nella messa alla prova, di cui ad
oggi stanno usufruendo circa 9 mila persone e di cui altre 13 mila hanno fatto
richiesta. Si tratta di misure alternative al carcere nella forma di
prestazioni non retribuite, in favore della collettività, che possano offrire agli
imputati l’opportunità di voltare pagina e creare le condizioni per una
corretta partecipazione alla vita sociale. Segno che la condanna non
rappresenta uno stigma.
Come spiega il ministro Andrea
Orlando, con questa iniziativa “si
afferma il principio secondo il quale l’esecuzione della pena non deve solo
essere un momento di riabilitazione, ma anche un modo per restituire alla
società ciò che le è stato tolto con la violazione della legge. L’idea
che chi ha sbagliato possa aiutare chi si trova in difficoltà rappresenta un
messaggio di grande forza”.
Detenuti che stanno scontando una
pena e persone con una disabilità, in questo percorso di mutua solidarietà,
alimenteranno insieme, quindi, un circolo virtuoso per rendere piena ed
effettiva l’inclusione nella società.
Fonte: Forum
Terzo Settore – 4 settembre 2017