Ci sono stanze luminose, mini arredi di legno colorato, giocattoli e cuscini, uno spazio di verde attrezzato e un orto didattico. “Blubaobab” sarebbe un asilo nido come tanti, se non fosse che si trova all’interno di un istituto di pena. Un nido aziendale per i bambini del personale del carcere di Bollate, aperto anche alle famiglie del territorio e da qualche mese anche ai bimbi al seguito delle madri detenute.
È un “luogo di sperimentazione educativa, di incontro e crescita per bambini e famiglie, una sfida per accorciare le distanze”, come racconta il direttore, Massimo Parisi: “Il carcere è diventato un servizio per il territorio. È un passaggio significativo e rappresenta di per sé una novità, anche in termini di abbattimento dei pregiudizi rispetto al carcere e in termini di cultura dell’esecuzione penale. Ed è stata proprio questa esperienza del territorio a trainare il nostro personale perché piano piano anche i nostri dipendenti hanno cominciato a portare al nido i loro figli".
Ad oggi, con 24 bambini di età compresa tra 5 mesi e 3 anni (14 bimbi delle famiglie del territorio, 8 dei dipendenti e 2 di altrettante detenute madri), il nido è al completo.
“Penso che la straordinarietà dell’esperienza stia anche in questa integrazione”, continua Parisi, “soprattutto in un periodo in cui, fuori, si erigono muri. È un caso unico nel suo genere sia per il modello di integrazione che concretamente si propone alla cittadinanza, sia per l’offerta pedagogica innovativa all’insegna dell’educazione e sensibilizzazione alla sostenibilità ambientale”.
Fonte: Redattore Sociale – 6 ottobre 2017