Quando
l’arte è impegno civile: il “Mural of Brotherhood” dell’artista messicano
Enrique Chiu è “un
modo per unire le due nazioni che sono divise” e per trasformare il Muro della vergogna che già divide il Messico dagli
Stati Uniti d’America in una tela da guinness dei primati.
Infatti,
se il progetto proposto al Congresso americano è stato quello di prolungare il
muro di 500 chilometri per un
costo stimato in 18 milioni di dollari,
l’artista di Tijuana si propone di sfruttare l’occasione per imbrattarlo di
colori e di messaggi positivi per tutti coloro che a causa del muro sono divisi
o esclusi o che intendono correre il rischio di valicarlo. Lui stesso, insieme
alla madre, ha attraversato illegalmente il confine, all’età di otto anni, per
stabilirsi alcuni anni a Los Angeles.
Enrique
Chiu ha dipinto le strutture di confine già
esistenti tra Messico e USA aiutato dalla popolazione locale a Tijuana,
Tecate, Mexicali, Ciudad Juarez, Naco City e Reynosa, ispirandosi ai
simboli del folklore messicano. Una volta conclusa, la gigantesca opera d’arte
coprirà 18 mila metri quadrati di superficie per quasi 1000 chilometri di
lunghezza.
In 18
anni l’artista ha realizzato oltre 80 murales in dieci città, in California,
Messico e Guatemala e in particolare un mural lungo cinque chilometri
all’Arkansas River in Colorado.
Il “Mural
of Brotherhood” vuole essere un racconto per immagini e insieme un “sabotaggio
pacifico” di un progetto politico che, attraverso muri invalicabili e
costosissimi, promuove la cultura della divisione.
Fonte: Artribune; Enrique Chiu – 29 maggio 2018