Sembra fantascienza ma è già realtà. Produrre migliaia di chilogrammi di carne per il consumo alimentare umano, da un animale vivo, senza doverlo abbattere e senza farlo soffrire.
Si chiama “carne coltivata” o “carne pulita” e il suo processo di produzione avviene da animali le cui cellule sono fatte crescere all’esterno del proprio corpo. Un piccolo prelievo di cellule miosatellite dei muscoli da il via a tutto il processo. Queste cellule svolgono negli animali la funzione di creare nuovo tessuto quando il muscolo è ferito, una caratteristica intrinseca che viene utilizzata per la produzione di carne coltivata. Le cellule sono poste in un mezzo contenente nutrienti e fattori di crescita presenti in natura e lasciate proliferare proprio come farebbero all’interno dell’animale. La loro crescita è pari a quella naturale e produce trilioni di nuove cellule da un piccolo campione.
Da un solo pezzo di tessuto di una mucca si possono produrre 800 milioni di strati di tessuto muscolare, sufficienti per produrre 80.000 hamburger. “Spesso ci viene chiesto se il processo comporta una modificazione genetica: la risposta è “no”. Le cellule stanno facendo quello che farebbero normalmente all’interno dell’animale, non c’è riprogrammazione” confermano i ricercatori della Mosa Meat, una società olandese di tecnologia alimentare che nel 2013 ha creato il primo hamburger di carne coltivata. La produzione di questo tipo di burger genera il 90% di gas a effetto serra in meno rispetto alla produzione di un hamburger di carne tradizionale e la carne ha lo stesso gusto.
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Fonte: Mosa Meat; Market Journal – 20 settembre 2019
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