per la campagna per la Parità di Informazione Positiva #mezzopieno
Giornalista e conduttore radiofonico. Scrive per l’Espresso, il Manifesto, l’AGI e Il Dubbio e conduce su Non è la radio. Nel suo lavoro si occupa di politica, economia, esteri e cultura.
Qual è per lei il ruolo dell’informazione sul benessere della società?
L’informazione è quell’elemento che ci spinge ad agire in un modo o nell’altro. In quanto esseri umani ci muoviamo a partire dalle notizie che possediamo, per cui il ruolo generale dell’informazione è centrale: a seconda dei dati a nostra disposizione facciamo delle scelte, decidiamo delle cose, prendiamo posizione. Di conseguenza l’informazione è centrale anche per il benessere della società. Quello che fate voi poi è una sfida in più. Quello che generalmente viene fatto è dare delle informazioni aggiungendo dei commenti e delle analisi, ma se oltre a questo avessimo in mente un obiettivo come contribuire al benessere, probabilmente l’informazione potrebbe funzionare anche meglio.
Cos’è per lei una buona notizia?
Una buona notizia contribuisce al benessere della società, non in quanto tale ma perché, per esempio, si è riusciti a risolvere un problema o una situazione negativa si è volta al positivo. Questo tipo di notizie va ricercata, mi piace questa cosa. È vero che spesso le notizie negative prevalgono e che si cercano solo quelle, ed è vero che a volte sembra che quelle buone necessitino di più impegno per essere trovate; ma queste ultime sono importanti perché sono quelle che restituiscono coraggio alle persone.
In sintesi, una buona notizia è un accadimento positivo che restituisce coraggio alle persone.
Può il giornalismo rappresentare uno strumento per aumentare la fiducia e ridurre la conflittualità?
Si, però se la ricerca delle buone notizie e la promozione di questa filosofia non deve arrivare a voler nascondere quelle cattive. Va bene utilizzare il giornalismo come strumento per aumentare la fiducia e ridurre la conflittualità cercando di creare una sintesi analitica che sia anche orientata ad un pensiero positivo e costruttivo, ma questo, nel momento della raccolta delle informazioni, non deve escludere la scelta anche delle cattive notizie, perché comunque esistono. Certo si può fare una campagna per evitare il gusto del macabro ma, comunque, le cattive notizie devono essere riportate ed utilizzate, attraverso la loro analisi, alla creazione di un pensiero positivo e costruttivo.
Qual è il suo contributo per una buona informazione?
Il mio personale contributo è centrato sul costante rispetto della verità, che per me dev’essere centrale in ogni caso.
Dopo aver conosciuto il vostro programma voglio cercare di essere più positivo e costruttivo, come dicevo prima. Anche io infatti qualche anno fa posso aver avuto degli accenti polemici eccessivi; però, devo dire, anche in quelle situazioni ho agito con l’intento di ricreare una costruttiva positiva.
Cosa vuol dire per lei vedere il bicchiere mezzopieno?
Vedere il bicchiere mezzo pieno significa che anche quando aspetti della realtà non sono soddisfacenti opportuno essere contenti di quelli che sono soddisfacente. Bisognerebbe evitare di soffermarsi su ciò che non va sino ad
arrivare al punto di scoraggiarsi e/o provocare scoraggiamento. A volte il problema è proprio questo: ci si fissa sulla parte mezza vuota, e io credo sia un errore focalizzarsi su questa sino al punto di rimanere fermi. Quindi vedere il bicchiere mezzo pieno significa soffermarsi sulla parte positiva, e per quanto riguarda quella negativa, non bloccarsi fino al punto di rimanere inattivi ma piuttosto impegnarsi per riempire tutto il bicchiere.
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