per la campagna per la Parità di Informazione Positiva#mezzopieno
Giornalista di Famiglia
Cristiana e autrice di libri per l’infanzia e l’adolescenza, molti dei
quali tradotti all’estero. Impegnata per una narrativa costruttiva e positiva, ha ricevuto diversi premi, tra
cui il Premio Andersen per il libro Io sono così (Settenove, 2015) e il
Bancarellino. Dirige la collana di narrativa Il Parco delle storie per Edizioni
Paoline. È presidente di Icwa, Italian Children’s Writers Association.
Qual è per lei il ruolo
dell’informazione sul benessere della società?
L’informazione condiziona molto l’immagine della realtà. Ai
media tradizionali si sono aggiunti i social che amplificano le notizie creando
una sorta di effetto contagio. Su questo aspetto poco possono gli organi di
informazione, che dal canto loro non dovrebbero inseguire le notizie a effetto,
l’esasperazione di drammi e tragedie, ma affiancare a esse esempi positivi, che
comunichino che la parte buona c’è, vitale, presente, come una sorte di
antidoto al catastrofismo.
Cos’è per lei una buona notizia?
Una buona notizia parla di vita, di solidarietà, di
generosità, di rinascita, di speranza.
Può il giornalismo rappresentare uno strumento per
aumentare la fiducia e ridurre la conflittualità?
Il giornalismo ha un grosso potere e dovrebbe ancorarsi a una
dimensione etica della notizia, saper rinunciare al falso scoop e alla polemica
sterile e riportare i fatti per quello che sono, cercando di analizzarli anche
se sono negativi, senza lanciarsi in crociate ma indagarne le cause.
Qual è il suo contributo per una buona informazione?
Nel mio giornale, Famiglia cristiana, la buona notizia è una
dimensione irrinunciabile. Cerchiamo di dare conto delle tante esperienze
positive, se si parla di migranti mettiamo in luce i casi di accoglienza, se si
parla di malattia le testimonianze di chi ce l’ha fatta, se si parla di
ambiente le buone pratiche. E come giornalista di questa testata sono chiamata
spesso ad affrontare tematiche dai risvolti positivi. Inoltre sono una
scrittrice di libri per bambini e ragazzi e in ogni mio racconto o romanzo,
anche quando affronto temi molto drammatici, metto in evidenza la possibilità
di superare le difficoltà e le tragedie. C’è sempre un finale che si apre alla
speranza, credo sia fondamentale soprattutto per le giovani generazioni. E per
i piccoli in particolare ho scritto storie sulla gentilezza, sull’incanto per
le piccole cose della vita, sull’accettazione di sé. Inoltre sono autrice di
numerose biografie di personaggi esemplari, che hanno cercato di migliorare il
mondo.
Cosa vuol dire per lei vedere il bicchiere mezzo pieno?
Di fronte a una situazione drammatica non mi limito a vedere
l’aspetto tragico, ma sottolineo le possibili evoluzioni, gli esempi positivi:
no alle invettive, in favore dei distinguo. E poi anche di fronte alle
difficoltà, dopo un primo momento di sbandamento rilancio sempre, sono
proattiva, sempre in cerca di soluzioni.
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