In controtendenza alla disoccupazione giovanile, è in grande crescita il numero di imprese agricole condotte da giovani che, dai campi alla tavola, portano l’Italia al vertice in Europa per il numero di aziende condotte da under 35.
Lavorare la terra non è più considerato un mestiere per persone poco istruite ma la nuova strada per costruirsi un futuro e lavorare a contatto con la natura. Le giovani imprese, aumentate del 14% negli ultimi 3 anni, operano dalla trasformazione dei prodotti della terra alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche le attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi e giardini, l’agri-turismo, l’agri-benessere e la produzione di energie rinnovabili. Un quarto degli agricoltori italiani ha sostenuto l’impegno a difesa della biodiversità, salvando 311 prodotti e razze animali dal rischio di estinzione.
Questo mutamento culturale si è tradotto anche nelle scelte relative al percorso scolastico dei ragazzi. Negli ultimi sette anni la Facoltà di Agraria ha fatto registrare un aumento del 14,5% delle iscrizioni, in netta controtendenza al calo generale del 6,8% degli universitari. “I giovani prima e meglio degli altri, hanno capito che l’Italia per crescere deve puntare su quegli asset di distintività nazionale che garantiscono un valore aggiunto nella competizione globale come il territorio, il turismo, la cultura, l’arte, il cibo e la cucina” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “è in atto un cambiamento epocale che non accadeva dalla rivoluzione industriale”.
Fonte: Confagricoltura – Novembre/dicembre 2018
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