per la campagna per la Parità di Informazione Positiva #mezzopieno
Direttore del semestrale scientifico internazionale “Culture della sostenibilità” e della rivista “.eco, l’educazione sostenibile” fino dalla sua fondazione (1989). Segretario generale del WEEC Network, World Environmental Education Congress. Autore di articoli, saggi, romanzi e racconti. È membro del Comitato scientifico italiano presso l’UNESCO della UN-DESD, United Nations Decade of Education for Sustainable Development e membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Aurelio Peccei (Roma).
Qual è per lei il ruolo dell’informazione sul benessere della società?
In un mondo ideale l’informazione ha il ruolo di rendere i cittadini partecipi di un’umanità che può essere vista come un unico grande corpo, ma che non è del tutto consapevole di esserlo. È uno strumento di cittadinanza attiva e di partecipazione.
Cos’è per lei una buona notizia?
La buona notizia è quella che ci racconta di qualcuno che fa qualcosa per il bene comune. È quella in cui ci sono delle persone che riescono ad agire, a combattere, contro i nemici del bene comune. Ad esempio può essere il caso di un articolo che ci descrive un’inchiesta della magistratura che indaga contro le mafie. Oppure può trattarsi di un articolo su un gruppo di cittadini che si aggregano per fare delle cose costruttive. O ancora il caso di una notizia in cui si evidenziano situazioni di solidarietà e non di egoismo.
Può il giornalismo rappresentare uno strumento per aumentare la fiducia e ridurre la conflittualità?
In teoria sì. In pratica le dinamiche dell’informazione fanno sì che questo avvenga troppo poco. Anzi spesso avviene il contrario: il bene non fa notizia. Si alimentano le paure e gli interessi particolari. A volte le notizie sono “armi di distrazione di massa”: si dà spazio a sciocchezze e pettegolezzi che solleticano la morbosità e la curiosità della gente. Questo genere di notizie serve solo a fare un’azione di rimozione rispetto agli argomenti più importanti.
Qual è il suo contributo per una buona informazione?
A titolo personale il mio contributo è il fatto di riuscire a fare uscire da trent’anni una rivista che contribuisce all’invenzione collettiva del futuro. Cerco di farlo anche con i miei scritti e articoli e con l’insegnamento.
Cosa vuol dire per lei vedere il bicchiere mezzo pieno?
Ci vuole molta fantasia per vederlo mezzo pieno, ma per fortuna il lato oscuro della forza trova ancora molte resistenze nella società civile.
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