Se vuoi, puoi: dice il detto. E se qualcuno ti da una mano ancor meglio. Salim Tamba, 30 anni appena compiuti, senegalese trapiantato a Borgofranco d’Ivrea (TO) dal 2016, è riuscito, dopo 8 anni, quest’estate, a riabbracciare la sua famiglia grazie a una raccolta di fondi organizzata da amici, conoscenti e cooperative per l’accoglienza.
Poche settimane di passaparola e grazie alle reti delle organizzazioni di Ivrea e dintorni, si raccoglie il necessario per un biglietto andata e ritorno destinazione Gambia, enclave dello stato senegalese, dove vive ormai la maggior parte della sua famiglia. “Ho deciso che dovevo andare – racconta Tamba – per convincere mia nonna che non ero morto nella traversata in mare: nemmeno mia madre riusciva a farle cambiare idea”. La nonna – Kadidjatou – vive in uno sperduto villaggio sul fiume Gambia, Casamance. Per arrivarci sono ore di strada sterrata, in bici o motorino e quando Tamba arriva, Kadidjatou è stesa a terra su un telo, intenta a fare lavori di casa. “Mi ha visto ed è scoppiata a piangere. Finalmente aveva la prova che fossi sopravvissuto. Poi, ho fatto visita a mia madre – continua Tamba – e ho trovato la città dove vive, Nemakunkun, molto cambiata. C’è l’elettricità nelle case e per le strade”. Gli ultimi dieci anni hanno visto infatti il Gambia meta di investitori cinesi, che come in molti altri paesi africani, hanno fiutato opportunità commerciali; in questo caso legate alla produzione di farina di pesce. “Lo sviluppo economico è in crescita – conclude Tamba – ma bisogna monitorare l’impatto ambientale”.
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Fonte: La Sentinella del Canavese – 15 ottobre 2019
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