per la campagna per la Parità di Informazione Positiva #mezzopieno
Già giornalista pubblicista e caporedattore nel settore radiofonico e televisivo, oggi si occupa in prevalenza di amministrazione pubblica con incarichi di Assessore e Cancelliere del Giudice conciliatore.
Qual è per lei il ruolo dell’informazione sul benessere della società?
Per me il ruolo dell’informazione è prima di tutto un ruolo molto delicato. L’approccio che a volte ne deriva (per quanto riguarda le esperienze attuali di informazione, dei mass media e anche della comunicazione verbale quotidiana) non è in linea con le giuste regole della comunicazione. A mio parere dovrebbe essere prima di tutto una comunicazione attenta, puntuale, veritiera, filtrata, e non sboccata come purtroppo adesso è d’abitudine manifesta. Quindi a mio avviso l’informazione andrebbe fatta avendo un grande background di cultura, di coscienza e di etica.
Che cos’è per lei una buona notizia?
È una notizia che può dare degli spunti di miglioramento per molte persone. Magari non per tutte, ma per molte: per tante persone può essere una leva, per altre può costituire soltanto un momento piacevole, per altre ancora può essere la salvezza. Una buona notizia è un’onda lunga che può arrivare al cuore delle persone, alla loro anima, e quando si va a toccare lì, allora avvengono dei cambiamenti. D’altro canto, una brutta notizia può veramente colpire in modo negativo una persona (e quando dico “colpire” intendo all’intimo della persona, non solo a livello mentale, ma anche emozionale).
Secondo lei può il giornalismo rappresentare uno strumento per aumentare la fiducia e ridurre la conflittualità?
Assolutamente sì. È lo strumento più potente, perché è uno strumento divulgativo ed è uno strumento propositivo. Il potere della parola è grandissimo. Ci sono aspetti della nostra dimensione che vanno oltre il concreto e il razionale. In passato ho assistito alla presentazione di uno studio che mostrava che la vibrazione delle parole incide differentemente sul reticolo cristallino dell’acqua ed essendo noi composti al 75% di acqua, la parola impatta sulla nostra essenza anche fisica.
Qual è il suo personale contributo per una buona informazione?
Nel mio quotidiano cerco sempre, prima di tutto, di dire la verità. Perché la buona formazione deve essere veritiera, quindi qualsiasi cosa diciamo dovrebbe rappresentare il massimo della trasparenza e della verità. Nei momenti di criticità e conflitto, poi, cerco sempre di non affossare le persone e le situazioni, ma di innalzarle, fornendo delle motivazioni perché questo vengano sanate. Per quanto riguarda invece il mio ruolo di Assessore, nelle riunioni cerco sempre, se possibile, la condivisione e la vittoria del gruppo. Infine, quando riesco a scrivere qualcosa, ovviamente propendo a fornire delle notizie positive.
Cosa vuol dire per lei vedere il bicchiere mezzo pieno?
Per me vedere il bicchiere mezzo pieno significa innanzitutto avere un approccio di ringraziamento verso tutto ciò che abbiamo, verso quello che ci viene donato ogni giorno dalla vita. E significa anche avere un serbatoio di belle sensazioni per quando ci sono i momenti bui. Io cerco sempre di vedere nella vita il bicchiere mezzo pieno, perché credo che ognuno di noi, anche nei momenti più bui, abbia più di quanto non ha. Per me è una visione personale di vita, quindi non mi è difficile vedere il bicchiere mezzo pieno. Ma è questo: è vedere la realtà, perché la realtà è veramente il bicchiere mezzo pieno.
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