La paura di morire è sempre stata presente negli esseri umani e si acutizza nei momenti in cui le difficoltà sembrano mettere alla prova la capacità di sopravvivenza di una comunità.
Tra le principali cause di decesso ci sono stati in passato i conflitti armati, un fenomeno che ha causato centinaia di migliaia di morti nei secoli scorsi, fino alla seconda guerra mondiale, dopo la quale le guerre sono progressivamente diminuite e di conseguenza anche il numero di morti. Negli anni ‘40 e ‘50 circa mezzo milione di persone morivano ogni anno a causa della violenza diretta delle guerre, oggi sono poche decine di migliaia. Da allora, nonostante i picchi causati da tre importanti conflitti regionali, i decessi sono continuati a calare.
I numeri assoluti mostrano un calo evidente, ma poiché il mondo ha visto una rapida crescita della popolazione, i dati sono ancora più confortanti, soprattutto se si considera che dal 1945 ad oggi gli abitanti del mondo sono triplicati da 2,5 a circa 8 miliardi. L’osservazione dei dati aiuta inoltre a comprendere che oltre ai decessi causati direttamente dalla violenza della guerra, una parte significativa delle vite perse in conflitto è indiretta, a causa di malattie, fame o esposizione agli effetti secondari dei conflitti come le carestie. Questi elementi collaterali contribuiscono, se confrontati, a confermare e a rinforzare il sensibile calo della mortalità per cause complessivamente legate alla guerra, un evidenza che è motivata da un allargato potenziamento a livello globale dei servizi igienico-sanitari e delle infrastrutture.
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Fonte: Peace Research Institute Oslo – 18 marzo 2020
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