Da quando il Ministero dei vizi e delle virtù afghano ha imposto a tutte le donne di coprire il volto in pubblico, comprese le giornaliste televisive, il Paese ha realizzato che il regime talebano ha deciso di ristabilire le restrizioni radicali della sharia hijab. Il governo ha tolto alle donne gran parte dei diritti civili, compreso quello di percorrere lunghe distanze da sole, di lavorare al di fuori dell’assistenza sanitaria o dell’istruzione e di ricevere un’istruzione secondaria.
La sharia rende gli uomini, parenti, genitori e mariti, tutori delle donne e responsabili dei loro atti. Ciononostante, un gruppo di giornalisti afghani, in risposta all’ordine, ha lanciato su diversi importanti canali televisivi una ribellione, in solidarietà con le loro colleghe, coprendosi il volto in segno di protesta e sfidando il regime con una campagna che chiede a tutti gli uomini di fare lo stesso, per opporsi all’oppressione della libertà talebana. Questo gesto si è moltiplicato ed è diventato virale, fino a far nascere una campagna mediatica #FreeHerFace (liberate il loro volto) per chiedere che alle donne afghane sia restituita la facoltà di scelta. Decine di presentatori, attori e cantanti hanno incominciato a mostrarsi e a postare sui social media i loro volti coperti e le loro immagini hanno fatto il giro del mondo coinvolgendo migliaia di altre persone e invadendo la rete. “Gli uomini afgani che si mostrano per le donne afgane non sono solo un gesto. È una svolta nella storia che cambierà tutto. Sono fratelli coraggiosi” ha dichiarato Mina Sharif, un’attivista afghana.
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Fonte: Tolo News; Mina Sharif; #FreeHerFace
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