Non ci saranno più spettacoli nella più grande arena della corrida del mondo situata a Città del Messico. Il giudice federale Jonathan Bass ha stabilito la sospensione definitiva dei combattimenti tra animali e esseri umani dopo un’ingiunzione promossa dall’associazione civile Just Justice.
Dopo aver dichiarato che si tratta di “un’attività ricreativa in cui un animale viene ferito, torturato e infine ucciso”, il giudice ha affermato nella sentenza che: “La società è interessata a rispettare l’integrità fisica ed emotiva di tutti gli animali perché sono esseri viventi che costituiscono gli ecosistemi essenziali per l’essere umano”. La sentenza definisce anche il “valore intrinseco che tutti gli animali hanno come esseri senzienti, inclusi i tori da combattimento”, valore protetto dalla Costituzione del Messico.
Pochi giorni dopo, la Corte di giustizia messicana ha stabilito che la corrida non può più essere patrimonio culturale perché sono coinvolti maltrattamenti, torture e morte di animali. Il ministro Alberto Perez Dayán ha dichiarato che: “Qualsiasi pratica che comporti maltrattamenti, torture e morte di animali senzienti, per meri fini ricreativi o di intrattenimento umano, non può essere considerata un’espressione alla protezione specializzata e rafforzata nell’ambito dei diritti culturali”.
Questo divieto ha avviato un effetto domino che ha già interrotto le corride in diversi Stati messicani e, diventando giurisprudenza, apre per la prima volta all’abolizione definitiva delle corride.
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Fonte: Suprema corte de justicia de la nación; El Pais
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