Gli ingegneri dell’Università di Pittsburgh hanno sviluppato un nuovo metodo per ridurre l’impatto ambientale della perforazione e del fracking, ripulendo l’acqua utilizzata in queste operazioni e rimettendola in circolo per il riutilizzo.
La tecnica si basa sulla distillazione a membrana, una tecnologia in grado di trattare acque reflue complesse e altamente contaminate e che consente di filtrare e riutilizzare l’acqua prodotta nell’industria petrolifera e del gas, in agricoltura e in altri usi benefici. “È di fondamentale importanza sviluppare strategie alternative per la gestione dell’acqua prodotta che riducano i costi complessivi, consentano il recupero di risorse preziose e riducano l’impronta ambientale di questo settore”, ha affermato Radisav Vidic, responsabile del Dipartimento di Ingegneria della prestigiosa università.
L’acqua utilizzata nelle operazioni di estrazione del petrolio contiene molte impurità che ne impediscono il trattamento nelle strutture comunali: può essere otto volte più salata dell’acqua di mare e contenere batteri, sabbia, fango, olio e grasso, nonché materiali radioattivi presenti in natura. La soluzione ideata dai ricercatori utilizza il calore di scarto per soddisfare il fabbisogno di energia termica che il trattamento necessita, diminuendo ulteriormente i costi di esercizio e quelli di smaltimento e abbattendo fortemente l’impatto ambientale di queste operazioni sempre più numerose e richieste dal mercato.
Fonte: University of Pittsburg
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