I giornalisti sudanesi sfidano la dittatura militare creando il primo sindacato indipendente in 30 anni di regime che ha represso la libertà di stampa e di espressione.
La storica mossa vede i professionisti dei media rivendicare i diritti dopo anni di persecuzione sotto Omar al-Bashir. “È un momento storico. Sarà un giorno memorabile per i sindacati, un giorno in cui eserciteremo la nostra democrazia sotto un governo militare e nonostante tutte le manette che ci impediscono di farlo. Credo che altre professioni seguiranno l’esempio”, ha dichiarato Abdulmoniem Abu Idrees, il neo-eletto presidente del nuovo sindacato.
Sotto Bashir, i giornalisti hanno subito censure, prigionia e torture. Centinaia sono stati arrestati per aver trattato storie che non piacevano al governo, molte testate, TV e radio sono state chiuse. Nel 2016, un’alleanza non ufficiale di medici, avvocati, giornalisti e insegnanti ha formato l’Associazione dei professionisti sudanesi per i diritti, che ha svolto un ruolo di primo piano nella campagna per la deposizione di Bashir nel 2019 e la formazione di un governo di transizione a guida civile. Nel corso del 2020 la mutilazione genitale femminile è diventata illegale, è stata abolita la pena di morte per omosessualità e apostasia, il divieto di consumare alcolici è stato cancellato ed è stato rimosso l’obbligo del velo per le donne e la fustigazione pubblica.
“Oltre alla libertà di parola, il sindacato, che conta più di 1.000 iscritti, lotterà perché le donne ottengano posizioni di rilievo nei giornali”, ha affermato Abu Idrees.
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