La Regione Veneto ha inserito nel suo ordinamento sanitario la figura dell’infermiere di famiglia o di comunità, una nuova professionalità a servizio delle persone, nata durante la pandemia, quando l’emergenza sanitaria ha portato alla luce la necessità di strutture e professionalità dedicate per l’assistenza territoriale. La nuova organizzazione della sanità territoriale nazionale ne prevede almeno 1 ogni 3.000 abitanti.
Secondo le linee di indirizzo ministeriali, l’infermiere di comunità, inquadrato come dipendente del servizio sanitario, lavora a livello ambulatoriale, domiciliare o, più in generale, nella comunità. «Non solo un erogatore di assistenza sanitaria ma anche potenziale attivatore di servizi assistenziali». Questo nuovo ruolo, nato per la valorizzazione della professione infermieristica, è finalizzato a rafforzare la presa in carico e la gestione proattiva dei bisogni di continuità assistenziale, di aderenza terapeutica, in particolare in soggetti fragili, per l’integrazione e il miglioramento dei servizi socioassistenziali.
Gli infermieri di famiglia necessari in Italia nei prossimi anni saranno circa 20.000 e, grazie a un percorso formativo che prevede un master universitario e percorsi specifici di tipo regionale, potranno gestire diversi livelli di complessità e di assistenza personalizzata, realizzando un nuovo modello sanitario più vicino alle persone, come previsto dal Decreto Ministeriale del 23 maggio 2022 n. 77 “Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale”.
Il documento tecnico pubblicato dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali denominato “Linee di indirizzo Infermiere di Famiglia o Comunità” rientra nel Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR).
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Fonte: Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali; Regione Veneto; foto di Thirdman
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