L’utilizzo degli antibiotici nell’allevamento è in forte calo in tutto il mondo e conferma il trend del progressivo cambio di tendenza rispetto al boom del ventennio passato.
Gli antibiotici ad uso zootecnico sono stati identificati come una delle principali cause dell’antibiotico resistenza, alla base di circa un quarto dei decessi umani per infezioni nel mondo. Dopo la presa di coscienza delle autorità sanitarie e l’adozione di protocolli e regolamenti più stringenti e vincolanti, le migliorate pratiche zootecniche e la crescita delle vaccinazioni, l’uso degli antibiotici negli allevamenti al fine di accelerare la crescita degli animali è progressivamente diminuito nel tempo, con l’abbandono da parte del 68% dei 157 Paesi dichiaranti. L’Unione Europea ne ha sancito l’abolizione nel 2006.
L’uso globale di antimicrobici negli animali è calato del 13% negli ultimi 3 anni e solo in Italia le vendite di antibiotici per allevamento si sono più che dimezzate in dieci anni, raggiungendo il valore più basso mai registrato. Nel 2019 l’Italia si è dotata di un sistema di tracciabilità digitale dei medicinali veterinari che ha anticipato la strategia Farm to Fork della Commissione europea per ridurre la vendita di antimicrobici per gli animali d’allevamento e l’acquacoltura. Tra il 2018 e il 2021, i 27 Stati membri hanno ottenuto una riduzione del 18%, con l’obiettivo di raggiungere il 50% nel 2030, sostenendo diverse misure alternative che contribuiscono al benessere degli animali. La Politica Agricola Comune ha promosso misure di sviluppo rurale che hanno combinato migliori condizioni di allevamento, alimentazione e gestione sanitaria.
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Fonte: World Organization for Animal Health; Agenzia Europea del Farmaco; Commissione Europea; Unione Europea
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