Lo aveva promesso e lo ha fatto Inacio Lula da Silva, il nuovo Presidente del Brasile, ha liberato le terre degli yanomani dallo sfruttamento illegale delle miniere d’oro.
Il Brasile ha mobilitato centinaia di squadre della Polizia ed estromesso quasi tutti i cercatori d’oro abusivi dal territorio della sua più grande riserva indigena, un’area grande come il Portogallo che si estende lungo il confine settentrionale del Brasile con il Venezuela. Il governo brasiliano sta anche approvando nuove leggi per eliminare l’estrazione illegale di oro e adottato una tecnologia che utilizza isotopi radio per identificare dove viene estratto l’oro, anche dopo che è stato fuso in lingotti. Il direttore del nuovo dipartimento per l’ambiente e l’Amazzonia della polizia federale, Humberto Freire ha definito questa “una nuova era nella lotta contro la criminalità ambientale e in difesa degli indigeni nella foresta pluviale”.
Il governo brasiliano ha dichiarato una crisi umanitaria nel territorio yanomani, invaso da circa 20.000 cercatori d’oro che minacciavano le comunità con armi da fuoco, depredavano i villaggi indigeni, inquinavano i fiumi con mercurio tossico e spaventavano la selvaggina, provocando, oltre al danno ambientale, un’emergenza sanitaria e centinaia di morti tra gli yanomani.
Le operazioni di contrasto alle miniere illegali supportate da immagini satellitari e pattuglie aeree, hanno distrutto 250 campi di minatori e 70 zattere di dragaggio, insieme a motoscafi e velivoli. La polizia ha identificato almeno 805 minatori e 94 barche sui fiumi e smantellato una rete di prostituzione che portava ragazze minorenni indigene nei campi minerari.
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Fonte: Reuters; Associated Press
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