La Cina 10 anni fa era uno tra i primi 3 Paesi con maggiori emissioni inquinanti al mondo, oggi non appare neanche tra le prime 15 posizioni.

Da quando ha intrapreso la sua “guerra all’inquinamento”, accompagnata da una serie di severe norme sull’aria pulita, il calo dei livelli di inquinamento è stato del 42,3% tra il 2013 e il 2021 (ultimo anno della rilevazione). Secondo il rapporto mondiale annuale Air Quality Life Index dell’Università di Chicago, “Senza il forte calo dell’inquinamento in Cina, l’inquinamento medio globale sarebbe leggermente aumentato dal 2013 al 2021. Grazie a questi miglioramenti della qualità dell’aria, il cittadino cinese medio può aspettarsi oggi di vivere 2,2 anni in più”.

Il piano del governo cinese ha inserito la riduzione dell’inquinamento negli incentivi dei funzionari governativi in modo che le promozioni dipendano anche dai parametri ambientali raggiunti delle loro giurisdizioni; ha inoltre vietato la costruzione di nuove centrali a carbone e chiuso 27 miniere di carbone, aumentato notevolmente la produzione di energia rinnovabile; ha limitato il numero di permessi per la circolazione delle auto e installato migliaia di stazioni di monitoraggio atmosferico.

Sebbene la Cina rimanga uno dei principali inquinatori al mondo, la tendenza di miglioramento è velocissima. Negli Stati Uniti, in seguito all’approvazione del Clean Air Act, ci sono voluti quasi tre decenni per ottenere la stessa percentuale di declino. In Europa, dopo la creazione dell’Agenzia europea dell’ambiente, ci sono voluti circa due decenni per ottenere una riduzione percentuale pari a quella della Cina.

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Fonte: The University of Chicago; IQAir; foto di Pixabay