I popoli indigeni e le comunità locali del mondo stanno lentamente tornando in possesso delle loro terre e oggi occupano l’11% dei territori a livello globale.
Tra il 2015 e il 2020, i terreni legalmente designati o di proprietà di questi gruppi sono aumentati di 102,9 milioni di ettari (quanto l’area della Francia e della Spagna messe insieme) ed hanno permesso il recupero di siti e tradizioni storici e fortemente legati alla natura e agli ecosistemi. Questi progressi sono attribuibili al sostegno e all’impegno sostenuti da parte dei titolari dei diritti e dei gruppi della società che hanno portato a nuovi sviluppi legislativi e all’implementazione in corso con i quadri giuridici precedentemente esistenti.
Questo dato ha una forte valenza non solo per le popolazioni indigene ma anche per l’ambiente; la gestione delle terre indigene ha infatti dimostrato di avere una elevata sostenibilità ecologica, tassi di deforestazione inferiori, preservazione della biodiversità e un alto tasso di assorbimento di carbonio.
La designazione del terreno garantisce alle comunità diritti di accesso, uso delle risorse e diritti di gestione o esclusione per impedire l’attività di attività estrattive, per un periodo illimitato e con diritto al giusto processo. I diritti alla terra degli indigeni sono coperti anche dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni.
I dati raccolti nel rapporto della Rights and Resources Initiative hanno analizzato 73 Paesi rilevando aumenti delle terre in 21 paesi. Il Kenya e la Liberia sono quelli che hanno registrato la quota maggiore di restituzione delle terre.
___________________
Fonte: Rights and Resources; foto di Alex Levis
✔ VERIFICATO ALLA FONTE | Guarda il protocollo di Fact checking delle notizie di Mezzopieno
✖ BUONE NOTIZIE CAMBIANO IL MONDO | Firma la petizione per avere più informazione positiva in giornali e telegiornali
Se trovi utile il nostro lavoro e credi nel principio del giornalismo costruttivo non-profit | sostieni Mezzopieno