Durante il Cretaceo, tra i 145 e i 65 milioni di anni fa, i fiori svilupparono colori e profumi per attrarre gli insetti e farsi aiutare a fertilizzare il mondo, senza muoversi, attraverso l’impollinazione. Per rendere l’operazione ancora più attraente ai loro involontari collaboratori, aggiunsero il nettare dolce e nutriente. Gli insetti possono compiere questa operazione fermandosi in volo, a differenza degli uccelli che non possono farlo. I colibrì sono gli unici ad essere riusciti a superare questo ostacolo. Un esclusivo design delle loro ali consente infatti ai colibrì di sbattere le ali in uno schema a otto, simile al simbolo dell’infinito, rendendoli gli unici al mondo in grado di volare anche all’indietro e di fermarsi a mezz’aria per succhiare il nettare dei fiori.

Le strategie riproduttive delle piante hanno così avuto un’inaspettata conseguenza sull’evoluzione della meccanica del volo di un uccello. Ciò che connette l’impollinazione alla fisiologia del colibrì è un’intelligenza intrinseca della nostra biologia al lavoro: la bio-Intelligenza. Questo fenomeno, chiamato effetto colibrì, è stato coniato da Steven Johnson e spiega che l’innovazione in un’area può innescare progressi imprevedibili in altri regni apparentemente non correlati. Ciò che ha osservato Johnson è che la disponibilità di zucchero nei fiori ha ispirato l’evoluzione della capacità del colibrì di estrarlo rimanendo immobile in volo. Questo è un esempio di biointelligenza: la nostra creatività e versatilità, capacità di improvvisazione, così come l’interdipendenza della vita, ogni scelta, ogni cambiamento, ogni adattamento ha un impatto sul mondo e si muove con tutto ciò con cui siamo connessi.

___________________

Fonte: Steve Johnson da “How We Got To Now, Six Innovations That Made The Modern World”