Una nuova terapia recentemente approvata e inserita nel protocollo sanitario nazionale italiano riduce del 32% a 5 anni il rischio di recidiva nel tumore alla mammella in stadio precoce e migliora la sopravvivenza libera da malattia invasiva del 7,6%.

I dati sono stati presentati in occasione del Congresso 2023 della European Society for Medical Oncology e sono il frutto di un’analisi durata 2 anni. “Un punto di riferimento consolidato per gli studi clinici sul tumore al seno in fase adiuvante che rappresenta una pietra miliare importante per i pazienti e i clinici in questo setting con finalità curativa”, spiega Lucia Del Mastro, professore ordinario e direttore della Clinica di Oncologia medica dell’Irccs Ospedale Policlinico San Martino, Università di Genova.

La terapia adiuvante con abemaciclib agisce selettivamente bloccando due proteine, Cdk4 e Cdk6, in grado di aumentare la velocità con cui le cellule tumorali della mammella crescono e si dividono. “L’effetto è molto evidente sulle recidive locali e su quelle a distanza che sono responsabili della malattia metastatica: evitarle implica non soltanto allungare la sopravvivenza, ma anche aumentare la probabilità di guarigione”, afferma Valentina Guarneri, direttore dell’Oncologia dell’Istituto oncologico veneto Irccs. “I benefici ottenuti da abemaciclib in aggiunta alla terapia endocrina tendono a protrarsi anche dopo la fine del trattamento”.
Nel 2022, in Italia, sono stati stimati 55.700 nuovi casi di carcinoma della mammella, il più frequente nella popolazione, che supera quello del polmone come il più diagnosticato nel mondo, ed è la quinta causa di morte a livello globale.

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Fonte: Medinews; Agenzia Italiana del Farmaco; foto di Shvets production