LA FERTILITÀ PUÒ DIVENTARE VALORE DI IMPRESA
“Per fissare le regole di convivenza tra i cittadini del mondo non c’è nulla da inventare, basterebbe mettersi ad osservare con umiltà la natura, che cambia senza mai cambiare”. Con queste parole Maurizio Gritta spiega perché ha rinunciato alla proprietà del suo terreno di famiglia per condividerlo con altre persone e creare una cooperativa collettiva.
È nata così Iris Bio, un collettivo agricolo in provincia di Cremona creato nel 1978 insieme ad un gruppo di amici. A quei tempi parlare di proprietà collettiva sembrava un‘idea di matrice comunista, mentre per Gritta significava seguire il suo ideale: “terra, acqua e aria sono di tutti”. Per i soci di questa cooperativa, i campi sono un bene comune e vanno considerati come un dono in prestito, da trattare con la massima cura.
Fin dalla sua fondazione, l’azienda lavora come un gruppo di protettori della natura, alleati e in dialogo con essa. La cooperativa agricola produce esclusivamente prodotti biologici, una scelta che ha anticipato di circa 10 anni una tendenza sviluppatasi più tardi nel mercato (l’agricoltura biologica in Europa è stata regolamentata per la prima volta a livello comunitario nel 1991). Quando la cooperativa ha iniziato non esisteva ancora la normativa di riferimento sul biologico, i fondatori la chiamavano agricoltura organica e hanno dovuto sperimentare, osservare e imparare mettendosi alla prova: “La difficoltà più grande all’inizio fu farsi accettare dalla comunità per le tecniche innovative che usavamo. Dovemmo vincere la diffidenza ma con il tempo gli anziani ci hanno aiutato. A spingerci è stato l’amore per la terra”.
Le coltivazioni dell’azienda hanno indirizzo cerealicolo orticolo e sono utilizzate anche per la produzione di una linea di pasta biologica. Con gli sfridi della produzione della pasta vengono alimentati 60 suini che sono allevati allo stato brado insieme ad animali di cortile, oche, anatre, galline faraone, tacchini che suppliscono alla mensa aziendale gestita in autoconsumo.
I lavoratori sono una dozzina tra cui molte donne e persone svantaggiate e la rete di cooperative collegate molto estesa. L’esperienza di Iris Bio è diventata un caso di studio ed è un modello che ha ispirato molte altre realtà, ponendo le basi di un nuovo modo di fare impresa al ritmo della natura.
LE BUONE PRASSI MEZZOPIENO AL LAVORO
Dal programma Mezzopieno per l’organizzazione positiva del lavoro
IL BILANCIO DEL BENE COMUNE
La cooperativa Iris ha basato la sua attività sui valori e sull’etica, principi che nel tempo hanno incontrato la necessità di individuare uno strumento per il loro consolidamento e per la loro verifica. Il modello utilizzato per effettuare questo confronto sia all’interno che all’esterno dell’organizzazione è il Bilancio del Bene Comune.
Questo innovativo bilancio rappresenta un report narrativo quanti-qualitativo finalizzato alla misurazione dell’apporto dell’attività dell’impresa al bene comune. I diversi stakeholder, fornitori, proprietà e fonti di finanziamento, collaboratori, clienti e contesto sociale sono valutati secondo i valori di dignità umana, solidarietà e giustizia, sostenibilità economica, trasparenza e condivisione delle decisioni.
Il Bilancio del Bene Comune permette alle imprese di riflettere e focalizzarsi sulle motivazioni e sul senso del proprio ruolo nel mondo, riuscendo a dare voce e forma alle buone pratiche consolidate della propria attività e riuscendo a fornire una rappresentazione realistica a corale del posizionamento sul mercato oltre a dare solidità alle reti relazionali che sono alla base dell’intenzionalità dell’attività imprenditoriale. Effettuare questo bilancio comporta un processo guidato di autovalutazione che coinvolge tutti coloro che hanno relazioni con l’impresa, stimolando tra essi un confronto e offrendo l’opportunità di dare trasparenza e visibilità dell’azione imprenditoriale. Questo strumento permette di misurarsi con ciò che Adriano Olivetti affermava sull’impresa socialmente responsabile “un’impresa capace di creare profitto non solo per gratificare gli azionisti, ma anche per produrre benessere, sicurezza e bellezza, per chi vi lavora come per la comunità che la ospita”.
Il Bilancio del Bene Comune è diffuso in Italia dalla Federazione per l’Economia del Bene Comune che si articola in gruppi territoriali e viene applicato anche in Comuni, scuole e famiglie.
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Questa testimonianza appare su Mezzopieno News #31