UN’AZIENDA CHE DÀ NUOVA VITA A CIÒ CHE È POVERO
Stava camminando al porto di Cesenatico, Roberto Casali, quando alzando lo sguardo dai suoi pensieri vide una scena che non avrebbe più scordato. Un pescatore, un amico – il suo futuro socio Maurizio Cialotti – stava svuotando nel canale decine di casse di sardine: buttava via il pesce tenendo da parte la confezione di polistirolo, per riutilizzarla.
E nel mentre, si disperava. «Una cosa completamente insensata, no? Da quel momento – spiega Casali – non riuscii a pensare ad altro. Volevo convincere Maurizio che in qualche modo potevamo cambiare quella situazione.
Ci riuscii. Nel 2013, fondai la mia nuova azienda, la Ecopesce Srl». La sua storia è una vicenda di trasformazione, in molti sensi. Lavorativa, innanzitutto, perché Casali prima di buttarsi nel mercato ittico era un arredatore con particolare sagacia per il vetro. Ma anche di mentalità e coraggio. Cosa gli aveva dato così fastidio di quella scena? Cosa c’era di così sbagliato? «Quello che non riuscivo proprio a tollerare – spiega Casali – è che venisse dato più valore a un pezzo di plastica che a un essere vivente, frutto della nostra natura. Non ho mai sopportato le bizzarrie del mercato.
In alcuni periodi dell’anno, l’offerta di pescato è superiore alla richiesta e molta parte rimane invenduta e buttata via, letteralmente. Trovo imperdonabile che un prodotto del nostro mare, un essere vivente, possa essere buttato via dopo che gli si è tolta la vita. Poi, mi interessava ridare dignità a quei prodotti dimenticati. Dimenticati magari perché sul mercato, appunto, hanno prezzi molto bassi, quindi sono considerati “poveri”. Un prodotto fra tutti sono sicuramente le sardine».
Nella sua filosofia imprenditoriale – filosofia che dopo qualche anno ha trovato preziosi alleati nella rete di imprenditori per l’economia di comunione AIPEC – non bisogna fare gli interessi del mercato, ma gli interessi della collettività, della natura, degli esseri viventi, oltre che rispettare al massimo i propri dipendenti. «Sono sempre stato una persona testarda – continua Casali – se mi dicono che non posso fare qualcosa, devo provare a farla comunque». Così apre un piccolo laboratorio, di appena 32 metri quadrati. Studia, si forma sulla commercializzazione del pesce.
Capisce cosa fare e acquista alcuni macchinari che gli permettono di usare tutto il pesce, anche le lische. Zero sprechi, tutto viene lavorato o semilavorato sotto il marchio L’ecopesce. Produce filetti, polpe per ravioli, burger, cibo per animali oppure rivende il fresco all’ingrosso ai ristoratori locali, grossisti, pescherie, scuole, alberghi e grande distribuzione. «Gli affari vanno bene – continua Casali – ma facciamo le cose soprattutto con il cuore: al primo posto mettiamo la salute e la dignità dei nostri lavoratori, la ricerca e lo sviluppo per avere un prodotto genuino e nel pieno rispetto dell’ambiente».
Un’azienda eticamente sana, che lavora non solo per gli utili ma per il benessere della comunità e con il traguardo finale di eliminare qualunque tipo di scarto. Con 8 dipendenti e un fatturato, nel 2019, di 1.786.000 euro, Ecopesce Srl sta per aprire un nuovo stabilimento di 900 metri quadrati, con nuovi macchinari e dove saranno previsti anche alcuni spazi per la ricerca universitaria.
LE BUONE PRASSI MEZZOPIENO AL LAVORO
Dal programma Mezzopieno per l’organizzazione positiva del lavoro
DARE VALORE ALLA VITA PIÙ CHE ALLA MATERIA
L’etimologia della parola mestiere proviene da ‘ministero’, dal latino minus (minore) e indica un ufficio, una funzione di servizio. In passato mestiere era sinonimo di bisogno, necessità. Il lavoro, inteso come mestiere, è quindi un servizio, un gesto di umiltà che si pone come strumento di elevazione per realizzare un bisogno di miglioramento. Riuscire a trasformare un mestiere in una impresa è quello che permette ad una abilità o a una buona idea di diventare un modello che unito ad altre capacità, consente di moltiplicare gli effetti postivi di una attività e di renderli proficui per una moltitudine.
Un’impresa è un luogo dove si produce valore, si utilizzano l’ingegno, la conoscenza e la volontà per aumentare la proprietà delle persone e delle cose di generare significato. Dare nuova vita a prodotti che non ne hanno più è uno dei più ambiziosi obiettivi di chi fa impresa e riuscire a farlo con gli elementi della natura è un risultato che assume un significato etico ancora più elevato. Non solo questo permette di valorizzare enormemente il lavoro umano ma anche quello della natura, un legame armonioso che trova il significato di una alleanza.
Il senso di una attività che riesce a dare pregio a ciò che non ne aveva più è una funzione che comprende in sé la triplice virtù di generare valore per il lavoratore, per l’imprenditore e per l’ambiente, un obiettivo che trascende il gesto lavorativo e che lo trasforma in un atto profondamente realizzante. Un imprenditore che riesce a raggiungere questo risultato è come un missionario che restituisce giustizia sotto forma di lavoro e allo stesso tempo compie un atto di gratitudine e di fiducia nei confronti del mondo. Una attività che compie questa missione è candidata naturalmente ad essere profittevole perché illuminata da un’intuizione imprenditoriale che trova nella natura un alleato che non chiede in cambio nulla, se non di essere rispettata.
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Questa testimonianza appare su Mezzopieno News #28