Il contributo degli immigrati sull’economia del nostro Paese incomincia a farsi sentire e i dati dell’impatto a livello nazionale rivelano interessanti sorprese.
Se da un lato l’attenzione
mediatica è focalizzata sull’emergenza dovuta all’accoglienza
di profughi, la popolazione immigrata
è diventata una componente produttiva del Paese.
Considerando il calo demografico e
l’invecchiamento della popolazione, i sistemi produttivi
e assistenziali del vecchio continente
hanno sempre più bisogno dall’immigrazione. Dal momento che la spesa
pubblica italiana è prevalentemente incentrata sulla popolazione anziana (in
particolare sanità e pensioni), la componente
immigrata, mediamente più
giovane, ha un impatto molto debole sui costi complessivi dello Stato (l’1,75 della spesa pubblica) mentre produce risorse per almeno il triplo.
Il Pil prodotto dagli stranieri in Italia nell’ultimo anno è stato pari a 127 miliardi di euro, superiore al fatturato della Fiat. Se fossero un’azienda, i “nuovi italiani” sarebbero la 25esima impresa più grande del mondo. Gli immigrati producono circa 11 miliardi di contributi previdenziali ogni anno, e 6,8 miliardi di Irpef, come se pagassero l’equivalente di 640mila pensioni.
I dati sono stati diffusi dalla Fondazione Leone Moressa nel Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione.
Fonte: Fondazione Leone Moressa – 11 ottobre; Il Sole 24 Ore