Grazie alla riduzione dell’inquinamento dell’aria a Kabul, dovuto al lockdown per il coronavirus, gli afghani hanno scelto di tornare a usare le
biciclette come mezzo di trasporto.
Se in passato andare in bicicletta era normale per tutti, l’invasione sovietica, le guerre e il regime talebano avevano sancito il
divieto per le donne di usarle. Divieto oggi sfidato da un gruppo di ragazze che ogni mattina si ritrovano molto presto, prima
del risveglio del caotico traffico cittadino, per pedalare in compagnia. Questa
semplice attività ha assunto nei giorni un carattere di
resistenza e di emancipazione. “Mi sono sempre chiesta perché, se i diritti di
uomini e donne sono uguali, le ragazze non possano andare in bicicletta in
Afghanistan?”, ha affermato Habibzai, la ventiquattrenne capitana della squadra nazionale di ciclismo.
“Ecco perché ho deciso di diventare un modello da seguire per molte
giovani compatriote combattendo le restrizioni e iniziando a pedalare”.
Sotto la supervisione della Federazione Ciclistica Afghana, più di 30 donne si sono iscritte agli allenamenti agonistici dal mese di aprile.
L’obiettivo è quello di riuscire ad organizzare delle gare che si tengano
in tutto il Paese, come quella che si è svolta recentemente a Kabul e che ha visto la partecipazione di 45 donne.
Sono segnali di riscatto, anche se le ragazze sono spesso soggette
agli insulti e all’ostilità dei passanti, che in alcuni casi possono sfociare in
sassaiole; per questo vengono scortate da alcuni
compagni maschi. “Andare in bicicletta è diventata una questione di
onore per le ragazze", dice Habibzai.
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Fonte: Reuters
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