Un’azienda di Piano Lago, in provincia di Cosenza, è il primo caso in Calabria post pandemia di “workers buy out”, ovvero di un’impresa destinata a chiudere, rilevata e salvata dai suoi lavoratori.
A costruirla sotto forma di cooperativa sono stati sedici ex dipendenti della Freelink, azienda fallita per divergenze fra i soci della vecchia società. I lavoratori hanno impegnato il loro Tfr e l’indennità di disoccupazione per ricostituire il capitale sociale e diventare proprietari dell’azienda in cui lavoravano, salvandola. La Nextelettronica, specializzata nella produzione di schede e apparati elettronici, è diventata così una nuova azienda con lavoro per tutti e fatturato in crescita.
“Eravamo passati da tre turni al giorno, sabato e domenica compresi, per fronteggiare le richieste, al fermo totale”, dice Pietro Aiuola, uno dei dipendenti che ha salvato l’impresa. L’azienda impiegava 30 lavoratori assunti a tempo indeterminato, oltre a 70 lavoratori con contratti a tempo determinato, per realizzare tessere elettroniche. Ora, grazie anche al fondo Coop Fond della Legacoop e il Cfi, che fa capo al Mise, il lavoro è ripreso e non mancano le commesse. “L’autoimpiego in Calabria è possibile. Questa azienda può avere un grande sviluppo, magari attingendo anche ai finanziamenti del Pnrr”, spiega Massimo Covello del sindacato. “Il nostro vantaggio – continua Aiuola – è che grazie alla nostra flessibilità possiamo rispondere alla richiesta di grandi quantitativi o di piccole quantità di materiale elettronico di cui Cina e Taiwan hanno il monopolio”.
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Fonte: Next Elettronica; Corriere della Calabria
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