Lo aveva promesso e lo ha fatto. Cinque mesi dopo il suo insediamento come presidente del Governo brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva ha realizzato l’inversione di rotta nel processo di deforestazione in atto da decenni nella più vasta area verde del mondo.
I dati indicano un calo di oltre il 68% nella distruzione della foresta rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, la terza più bassa nella storia, secondo un rapporto dell’Istituto nazionale per la ricerca spaziale (Inpe) sulla base dell’osservazione dai satelliti. Una fortissima diminuzione che capovolge una tendenza al rialzo perpetrata e incrementata dal presidente uscente Bolsonaro. Lula continua a sostenere l’obiettivo deforestazione zero: “Il Brasile è tornato nel mondo, sapete tutti che intraprenderemo una grande lotta contro la deforestazione», ripete dai primi giorni in cui è stato rieletto. Rispetto ai primi quattro mesi dell’anno, il ritmo della deforestazione segna un -40%.
In contemporanea, Lula ha avviato la procedura per riconsegnare le terre indigene alle comunità che da sempre le vivono e le custodiscono, riconoscendo loro 1.200 chilometri quadrati di area (quasi quanto il Comune di Roma) per la maggior parte in Amazzonia, affidandola ai suoi ancestrali custodi e liberandola dallo sfruttamento minerario e boschivo che la sta deturpando.
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