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FILIPPO POLETTI

per la campagna per la Parità di Informazione Positiva #mezzopieno

Speaker e giornalista professionista. Top voice ufficiale di LinkedIn Italia, dal 2017 cura su LinkedIn una rubrica giornaliera dedicata ai cambiamenti nel mondo delle professioni. Ha collaborato con oltre 30 testate nazionali come il Corriere della Sera, il blog dedicato ai temi del lavoro del Fatto Quotidiano e la sezione Econopoly del Sole 24 Ore. Si occupa di relazioni pubbliche e comunicazione aziendale. Ha collaborato come autore con diverse case editrici come Baldini & Castoldi, Flaccovio e Lupetti. Tra i suoi i libri Tempo di IoP: Intranet of People (2020, Dario Flaccovio Ed.), Grammatica del nuovo mondo (2021, Lupetti Ed.).


 

Cos’è per lei una buona notizia?

È una notizia che innesca un moto positivo nel cuore e nella mente delle persone. Non sono convinto, infatti, che siano solo le cattive notizie ad accendere l’attenzione delle persone. Una buona notizia al giorno toglie il cortisolo di torno, ossia lo stress. E, anzi, ci protegge dall’invecchiamento. Come ha spiegato il premio Nobel per la medicina Elizabeth Blackburn, i principali responsabili del nostro invecchiamento sono i telomeri, ossia le minuscole porzioni di DNA che rivestono le parti terminali dei cromosomi: il loro accorciamento progressivo dipende – oltre che da fattori genetici – dall’equilibrio psichico e dal nostro stile di vita. Possiamo ritardare gli effetti più invalidanti dell’invecchiamento coltivando anche pensieri positivi. Per questa ragione le buone notizie sono importanti.

 

Qual è per lei il ruolo dell’informazione nel benessere della società?

Da quando c’è il mondo, le persone condividono storie. Sono le storie, appunto, ad appassionarci, ad accendere la nostra attenzione, trasmettendoci valori ed emozioni. In fondo, provo a semplificare, informare significa condividere racconti di vita. Mi piace immaginare che nell’universo dell’informazione ciascuno possa contribuire allo “storydoing”, coinvolgendo gli altri e invitandoli a vivere esperienze positive. Su questo tema consiglio di leggere o rileggere “Cosa tiene accese le stelle” di Mario Calabresi, in cui il noto giornalista invita a non coltivare bias cognitivi o pregiudizi nei confronti del nuovo, così come a fuggire dalla cultura della lamentela e a mollare gli ormeggi: come ci ricorda Mark Twain, “tra vent’anni sarai più deluso dalle cose che non hai fatto, che da quelle che hai fatto. Perciò molla gli ormeggi, esci dal porto sicuro e lascia che il vento gonfi le tue vele. Esplora. Sogna”. Sogniamo con pensieri positivi.

 

Può il giornalismo rappresentare uno strumento per aumentare la fiducia e ridurre la conflittualità?

Direi non solo che può, ma che deve. Fabio Sinibaldi, esperto di neuroscienze e psiconeuroendocrinoimmunologia, oltre che fondatore delle scienze integrative applicate, nel libro “Stress, emozioni, salute” ci ricorda l’importanza di agire su tutti i livelli di mente e corpo, con un approccio multidisciplinare. Sotto questo aspetto i giornalisti, e più in generale i comunicatori, possono contribuire ad aumentare la fiducia tra le persone e a ridurre i conflitti.

 

Qual è il suo contributo per una buona informazione?

Dal 5 maggio 2017 contribuisco a diffondere notizie positive quotidianamente. Lo faccio su LinkedIn con la rubrica mattutina di #RASSEGNALAVOROIT, pubblicando una storia del fare bene legata alle professioni: nel tempo è nata una community di “mezzopieni”, ossia di coloro che guardano al mondo con occhi positivi. E, se oggi risulto essere il giornalista più seguito su LinkedIn, credo di doverlo a questo taglio propositivo dei contenuti pubblicati. Come dico sempre, la terra, oltre che ai social media, gira intorno al sole: ogni giorno possiamo promuovere una visione della vita positiva, luminosa.

 

Cosa vuol dire per lei vedere il bicchiere mezzo pieno?

Vuol dire che il presente è come un mobile dell’IKEA: sta a noi costruirlo, anche diffondendo buone notizie.

 


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© MEZZOPIENO NEWS | TESTATA REG. TRIB. TORINO 19-24/07/2015

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