L’Italia ha approvato per la prima volta un decreto che vieta la realizzazione di impianti fotovoltaici sulle aree agricole.
La nuova norma contenuta nel DL Agricoltura prende in considerazione l’importanza dei terreni agricoli per loro produttività alimentare e intende prevenire il cambio di destinazione d’uso che, oltre a rappresentare un forte impatto ambientale, sottrae spazi alla natura. Questa decisione pone fine all’installazione selvaggia del fotovoltaico a terra e stimola nuove modalità per la produzione di energia solare, in particolare la tecnologia dell’agrisolare, con l’obiettivo di continuare a produrre energia pulita mantenendo e sostenendo allo stesso tempo le attività agricole. Questo approccio ha un duplice scopo: da un lato, contribuire alla decarbonizzazione e all’indipendenza energetica grazie al sole e dall’altro, sostenere le attività agricole tradizionali, assicurando che la terra continui a essere utilizzata per la coltivazione e la produzione alimentare.
Il nuovo decreto incentiva l’installazione dei nuovi impianti fotovoltaici sui terreni non produttivi, come cave, miniere, aree in concessione alle Ferrovie dello Stato e ai concessionari aeroportuali, aree di rispetto della fascia autostradale (fino a 300 metri dai lati stradali) e zone interne ad impianti industriali. Il divieto sarà applicato non solo ai nuovi impianti ma anche ad eventuali estensioni di quelli già esistenti.
L’approvazione del nuovo decreto crea il presupposto fondamentale perché le Regioni smettano di emanare in autonomia le proprie Aree Idonee all’installazione di pannelli “selvaggi”, salvaguardando i fondi europei che oggi sostengono due configurazioni essenziali del fotovoltaico a terra: l’agrivoltaico avanzato e gli impianti realizzati nell’ambito della Comunità Energetiche Rinnovabili.
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Fonte: DL Agricoltura; foto di Quang Nguyen Vinh
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