UN’IMPRESA CHE PORTA LE MACERIE NEL FUTURO
“In Italia vengono prodotti ogni anno circa 60 milioni di tonnellate di rifiuti derivanti dall’attività di costruzione e demolizione edilizia, circa una tonnellata per ogni italiano, quasi il 40% del totale dei rifiuti prodotti in tutto il nostro Paese”.
Con questa consapevolezza e quasi con il peso di una responsabilità, Carlo Colombino racconta la missione della sua azienda, recuperare questi rifiuti e renderli nuovamente vivi e valorizzarli attraverso un processo che ne restituisca un nuovo utilizzo.
È ciò che la Cavit fa in Piemonte e che la ha resa un modello su scala nazionale. Attraverso il lavoro di trattamento dei rifiuti provenienti dall’edilizia dà origine ad un nuovo aggregato riciclato, riutilizzabile per impieghi diversificati nel settore delle costruzioni. Il risultato è un significativo risparmio in termini ambientali ed economici. L’attività pionieristica della Cavit ha anticipato la nascita in Italia di un intero settore e della Associazione Nazionale Produttori Aggregati Riciclati che insieme a tutto il settore oggi contribuisce ad una riduzione del 7/13% del fabbisogno nazionale di materiali inerti che sarebbero altrimenti estratti dal suolo con importanti impatti sull’ambiente causati dal lavoro dei macchinari per l’estrazione, il trasporto e il trattamento.
“Il semplice processamento del rifiuto come materia prima seconda consente di riutilizzare un materiale a fine vita che altrimenti sarebbe messo a discarica” spiega Colombino. “È stato possibile ottenere un valore di impatto negativo, cioè un credito ambientale. Se da un lato per l’estrazione di inerte vergine è necessario modificare l’ambiente naturale (vedi cave sottofalda o cave di inerte a gradone), dall’altro lo stoccaggio del rifiuto avviene in aree ristrette che non deturpano perennemente l’ambiente, ottenendo così una riduzione del consumo di suolo e l’abbattimento della produzione di CO2”.
Dal 1966 la Cavit sperimenta metodi per ridurre l’impatto ambientale del settore estrattivo, antesignana del pensiero ecologico moderno, la piccola azienda famigliare è diventata nel tempo precursore e leader di un segmento che si è trasformato nel tempo da ingombro a risorsa.
LE BUONE PRASSI MEZZOPIENO AL LAVORO
Dal programma Mezzopieno per l’organizzazione positiva del lavoro
L’ANALISI DEL CICLO DI VITA
Il metodo per valutare e misurare gli effetti ambientali diretti e indiretti associati a tutte le fasi di vita di un prodotto, processo o servizio è il cosiddetto life cycle assesment. Un approccio quantitativo e oggettivo che permette di ottenere strumenti di supporto decisionale con standard internazionali riconosciuti e trasparenti.
L’Unione Europea ha molto a cuore l’impegno per la gestione ambientale delle organizzazioni e degli standard di gestione ed ha pubblicato un documento guida (l’International Reference Life Cycle Data System Handbook) e stanziato per il 2023 un fondo da 81milioni di euro per finanziare progetti d’azione standard nel quadro del sottoprogramma Economia Circolare e qualità della vita LIFE per la transizione verso un’economia sostenibile, efficiente dal punto di vista energetico e resiliente. I campi oggetto del bando sono i rifiuti, l’aria, l’acqua, il suolo, il rumore e il cosiddetto Nuovo Bauhaus Europeo, le economie urbane di rigenerazione territoriale.
L’Organizzazione Internazionale per la Standardizzazione (ISO) ha definito nella serie 14000 (14040 e 14044 in particolare) le procedure per la conduzione del life cycle assesment. L’approccio utilizzato è quello dalla culla alla tomba (from cradle-to-grave) ossia dell’analisi dalla produzione del prodotto, il suo utilizzo, fino al fine vita (cioè il trattamento/smaltimento che il prodotto subisce quando cessa la sua funzione). Il calcolo dei potenziali impatti ambientali tiene conto dell’energia, delle materie prime e dei materiali impiegati, nonché delle eventuali emissioni in aria, acqua e suolo e del trattamento dei rifiuti prodotti. L’obbiettivo finale è quello di valutare i potenziali effetti cumulativi di una produzione e di comprendere le fasi che contribuiscono maggiormente a provocarli, al fine di migliorare il profilo complessivo del prodotto in un’ottica di sostenibilità.
Leggi le altre testimonianze e le buone pratiche degli imprenditori
Questa testimonianza appare su Mezzopieno News #45