Editoriale
Abbiamo imparato a volare, ad andare sott’acqua, a dominare la materia e a conoscere le forze che muovono l’universo ma a volte sembriamo ancora così inesperti nel gestire i rapporti con il mondo e con le persone e nel permettere a tutti di partecipare alla conoscenza e al benessere che abbiamo. In nessuna epoca storica come questa sono state vive tante persone sulla Terra come oggi, molte di più di quante ne siano vissute in tutta la storia del mondo messe insieme.
Eppure, giunti a questo punto, ci interroghiamo su quanto la società umana possa sostenere ciò che ha raggiunto, quale sia il futuro della sua presenza sul pianeta. La domanda che tuttavia dovremmo porci non è tanto, se ciò che abbiamo basterà per tutti, quanto: riusciremo ad andare d’accordo e a spartire in armonia ciò che abbiamo, permettendo così a tutti di beneficiarne e di condurre una vita degna di essere vissuta? Da questo dipende non solo il nostro futuro ma soprattutto il nostro presente.
Il più grande legame che abbiamo con il mondo è la nostra fame, quella fisica ma anche il bisogno di nutrirci di relazioni, di conoscenza, di amore. Questi bisogni quando non sono soddisfatti diventano desideri e nel cercare di raggiungerli diamo un senso alla nostra vita. Nutrirci ogni giorno ci mantiene uniti con la terra e con i suoi frutti, con le persone che ci permettono di vivere e di partecipare al banchetto della vita; un mondo che si muove e lavora per noi. E noi facciamo lo stesso. Nessuno di noi è in grado di sopravvivere senza il contributo di altri, anche quando non li vediamo, gli altri ci sono e in tanti modi diversi alimentano la nostra esistenza.
A volte pensiamo che il mondo sia troppo grande o troppo complicato per essere compreso ma non serve capirlo tutto per farne parte e per nutrirlo. È fondamentale per la nostra serenità e per la pace, accettare i nostri limiti e le nostre potenzialità, per dare un valore alla nostra presenza, ai nostri comportamenti e a quelli degli altri; è un atto di amore tra i più profondi verso sé stessi e verso il prossimo. Ogni gesto lascia il mondo diverso da come era prima. Riconoscendo che vediamo sempre frammenti della realtà e da differenti angolature, storditi dal rumore dell’egoismo e dalla superficialità, dovremmo tornare ad ascoltare i legami umani che ci uniscono, le nostre radici più profonde, i bisogni che ci accomunano, per apprezzare la bellezza del far parte di un mondo che cammina insieme nella stessa direzione. Anche se siamo tutti diversi per età, genere, razza, cultura, classe sociale, queste ineguaglianze sono temporanee e superficiali, lo spirito che ci anima è uno solo ed è identico e si riconosce nell’unione con gli altri e con il mondo. Esiste una profonda e sostanziale unità sotto l’infinita varietà che ci circonda.
Il mondo non è nostro, ne siamo dei passeggeri, amministratori, non proprietari; nulla ci appartiene, quindi non possiamo avere paura di perderlo. Proteggere la propria casa con alte recinzioni ci preserva dagli attacchi ma ci impedisce di vedere il mondo fuori e di goderne. La paura è la peggiore nemica dell’uomo e insieme alla rabbia lo incatena e lo rende schiavo delle sue emozioni. La libertà si raggiunge man mano che ci si libera dalla paura e dalle aspettative e solo raggiungendo la nostra libertà individuale possiamo capire il senso profondo di essere vivi qui e in questo momento e il sublime piacere di spendersi e rinunciare a un po’ di sé stessi per mettersi al servizio del benessere del mondo e prenderci cura delle persone che la vita ci fa incontrare. Capito questo, potremmo metterci in gioco in modo diverso, incominciare ad avere un pregiudizio positivo, dilatare lo sguardo, far sbocciare il nostro talento, abbracciare le sofferenze, dare speranza con la nostra presenza e nutrire le vite degli altri, svelando al mondo la bellezza che non riesce più a vedere.
Abbiamo bisogno degli altri per vivere e per essere felici, per mettere a frutto le nostre doti nell’impegno collettivo di spingere in avanti il mondo, nella famiglia, nel lavoro, nel rapporto con gli altri, nella vita di tutti i giorni: quando l’unione dei nostri sforzi è per un obiettivo comune e per alimentare il circolo del sostegno reciproco, allora stiamo vivendo in pienezza.
Se non capisci il mondo, fermati in silenzio e guardarlo negli occhi.
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Luca Streri
Fondatore del movimento Mezzopieno
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